Cosa c’è dietro al grande successo di una delle principali società della scena e-commerce? A scoprirlo il Times Online che, come in un film di spionaggio, ha inviato un suo reporter che si è intrufolato negli uffici Amazon per vivere sulla propria pelle, e poi riportare al mondo intero, le condizioni lavorative imposte ai dipendenti del gruppo.

Il reporter inglese in questione ha passato sette giorni a stretto contatto con i tanti collaboratori occasionali del magazzino di Bedfordshire e ha in seguito riferito di trattamenti al limite della legalità: turni massacranti con ritmi ossessivi di produzione (ad esempio 140 XBox confezionati in un’ora sola), una paga di 7 euro all’ora (media inferiore a quella nazionale) e pene inflitte ai lavoratori che si ammalano.

La questione della malattia è piuttosto interessante perché funziona più o meno come la logica dei punti della patente: un punto di penalizzazione per una richiesta di permesso per malattia, mezzo punto per un ritardo sull’orario d’inizio del turno e ad un totale di 6 penalizzazioni arriviamo anche alla richiesta di licenziamento.

Per non parlare dell’obbligo di straordinario dopo 5 giorni di lavoro, ma per quel che riguarda il diritto al riposo durante l’orario lavorativo sfioriamo davvero il ridicolo: per un turno di 8 ore sono previste due pause per un totale di 35 minuti.

Se poi un dipendente deve assentarsi un istante per andare in bagno, dopo esserne stato autorizzato, deve sperare che il gruppo nel quale lavora non si ritardi a raggiungere l’obiettivo prefissato, altrimenti tutti i membri del gruppo verranno penalizzati.

Ecco dunque la ricetta di sfruttamento ideale per ottenere all’incirca 1 milioni di ordini in un solo giorno da tutto il mondo e una crescita annua del 31%.

Fonte: Quo Media

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