La casa discografica, che rappresenta nomi del calibro di Madonna, Red Hot Chili Peppers, Led Zeppelin e Linkin Park ed è stata la prima a stringere un accordo con YouTube per la diffusione legale del suo materiale, si è detta insoddisfatta delle entrate generate dal sito di proprietà di Google che non sarebbero in grado di supplire alle perdite causate dalla presenza dei video sul sito stesso.
In parole povere, Warner ha fatto due conti e ha valutato che la facilità d’accesso al materiale su YouTube toglie visibilità agli altri canali e non garantisce un fatturato adeguato.
“Alle volte se non si raggiungono condizioni accettabili, ci si deve separare anche da ottimi partner commerciali“, è stato il laconico commento pubblicato sul blog di YouTube che, a questo punto, si trova in uno stato di evidente imbarazzo con le colleghe della Warner e vede allontanarsi ulteriormente quella stabilità economica inseguita con tanta convinzione.
A farne le spese è Google che mai avrebbe immaginato di non riuscire a far fruttare una macchina da 300 milioni di utenti al mese. Big G ha sborsato 1,65 miliardi di dollari nel 2006 per aggiudicarsi le prestazioni di un portale che a due anni di distanza è ancora in rosso.
Si attendono a questo punto le reazioni di Emi, Sony e Vivendi, mentre i commenti da ‘casa’ Universal sembrano essere positivi: “È un flusso di guadagni, è un business sta crescendo a ritmi impressionanti, rispetto all’anno scorso rappresenta oltre l’80% nelle nostre entrate statunitensi per questa categoria“, ha affermato il dirigente Universal Rio Caraeff.
Parte integrante di questo scenario è anche MySpace. Il social networking di News Corp ha fatto di recente il suo debutto nel mercato della musica digitale, trovando accordi con le etichette, e potrebbe diventare un serio concorrente di YouTube qualora dovesse essere in grado di generare profitti maggiori.
Fonte: Quo Media