openstreetmap

OpenStreetMap è l’antagonista di Google Maps. Come abbiamo già riportato, OpenStreetMap è il nuovo sistema attraverso il quale i portali possono produrre le proprie mappe topografiche della città, affrancandosi in questa maniera dal dominio di Google che, per il servizio Google Maps, richiede un pagamento in base al numero di richieste ai propri server che arrivano dai vari portali che fanno uso delle API di Google Maps.

Un portavoce di Wikimedia, ultimo grande portale a passare ad OpenStreetMap afferma a proposito: “(Il passaggio ad OpenStreetMap) ci avvicina al nostro intendimento di rendere disponibile in maniera gratuita e libera la conoscenza. Questo significa in pratica che non useremo più le API proprietarie Google nel nostro codice, il che aiuterà a distribuirlo anche negli smartphone Android che si basano unicamente sull’opensource e che non hanno quindi alcun tipo di applicazione proprieteria Google installata“.

Sin da quando, nel 2009, Google Maps ha superato Mapquest, è stato l’unico operatore del settore per quello che riguarda le mappe online. Molti fattori hanno contribuito ad allontanare clientela da Google, probabilmente il primo dei quali si è verificato quando a Gennaio, Google ha annunciato di volere domandare un compenso per l’uso pubblico delle API di Google Maps, ed inoltre la tempistica di arrivo al pubblico di OpenStreetMap.

OpenStreetMap consiste per grandi linee nell’aggregazione di centinaia di migliaia di dati collezionati e spediti da volontari, realizzando un progetto completamente opensource, il cui unico obbligo nell’utilizzo è quello di citare OpenStreetMap stesso. Inoltre, evidentemente per logiche di concorrenza, Microsoft ha finanziato entusiasticamente il progetto OpenStreetMap sin dal 2010 anche attraverso consulenza tecnica. Apple parimenti ha deciso di passare ad OpenStreetMap almeno sino a quando non sarà in grado di sviluppare da solo le proprie cartine toopografiche.

Sebbene Google Maps rimanga ancora il maggiore attore nel campo delle mappe online, l’allontanamento dei grandi clienti potrebbe iniziare una reazione a catena che difficilmente Google riuscirà a gestire senza rivedere la propria politica economica.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.