Ogni giorno il pianeta genera una massiccia quantità di dati e informazioni. In qualsiasi giorno dell’anno dei libri vengono scritti, vengono scattate fotografie e vengono effettuate misurazioni e rilievi.

La gran parte di queste informazioni vengono immagazzinate, in ambito domestico nei nostri hard disk, negli smartphone, oppure in un server molto lontano da noi dove lo spazio abbonda e l’elettricità è a buon prezzo.

La società di online storage Mozy, un organizzazione che probabilmente sa molto bene dove sono distribuiti i dati del pianeta, ha stilato un documento che rivela quanti dati generiamo, dove li immagazziniamo e come li immagazziniamo.

Ovviamente l’andamento del grafico segue lo sviluppo tecnologico. Nel 2007 si stima che i dati immagazzinati ammontassero a 295 exabytes, ovvero qualcosa come 295 000 000 000 di gigabyte. Questo accadeva quattro anni fa, oggi ogni singolo utente utilizza quantità di memoria superiori. La stima per l’anno corrente infatti parla di 600 exabyte immagazzinati.

Dove sono contenuti i dati?

Come ci aspettavamo, la magior parte è salvata su hard disk. Supporti ottici e cassette a nastro hanno la loro porzione, ma oltre il 50% del materiale è custodito da hard disk tradizionali.

La zona geografica che spicca per concentrazione di dati è Chicago. La città americana infatti detiene il primato di area occupata da apparati di immagazzinamento dati. Presso il 350 East Cermak di Chicago infatti, la superficie occupata ammonta a 1,1 milioni di piedi quadrati (oltre 100 000 metri quadrati). La città dell’Illinois detiene anche la quinta e la ottava posizione, per una superficie complessiva di 2,3 milioni di piedi quadrati.

Dal documento si possono ottenere informazioni interessanti. Una di queste è che nel 2002 i supporti di memorizzazione digitale hanno superato definitivamente quelli analogici. Nonostante strumenti per la digitalizzazione delle informazioni fossero disponibili prima di quella data, l’analisi dimostra che c’è voluto del tempo prima che gli utenti prendessero coscienza di questo nuovo approccio all’immagazzinamento dei dati, restando diffidenti in un primo momento.

Di seguito il documento originale di Mozy con tutti i grafici e le cifre sopra discusse.

 

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